lunedì 10 maggio 2010

Ancora su laicità e attuale pervasività del punto di vista ecclesiale cattolico.

A integrazione della lettura comparata dei testi normativi proposti in precedenza, a proposito dell’insegnamento “religioso” nella storia recente della scuola italiana,affronto ora la ricaduta pedagogica sulle Nuove Indicazioni, della C.M. n. 45 Prot. AOO DGOS n. 4198 del 22 aprile 2008,

””””Oggetto: Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione relativamente all'insegnamento della religione cattolica.
Nel corrente anno scolastico 2007-08 è stata avviata la prima attuazione delle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione, allegate al DM 31-7-2007. Tali Indicazioni sono state oggetto di una prima graduale attuazione nei primi mesi del corrente anno scolastico, secondo le istruzioni fornite dalla Direttiva n. 68 del 3-8-2007, mentre con la nota ministeriale del 31-1-2008 è stata avviata una fase di confronto che dovrebbe condurre le scuole, nella seconda metà del corrente anno scolastico, a sintonizzare i Piani dell'offerta formativa del prossimo anno scolastico con dette Indicazioni.
Come era esplicitato nel testo delle stesse Indicazioni per il curricolo, «l'insegnamento della Religione Cattolica è disciplinato dagli accordi concordatari in vigore. I traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento saranno definiti d'intesa con l'autorità ecclesiastica, come da disposizione concordataria». (DPR 751/85). In attuazione di tale intento, la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha proposto a questo Ministero uno specifico progetto di revisione delle indicazioni didattiche già in vigore per l'insegnamento della religione cattolica al fine di armonizzare la collocazione di questa disciplina nel nuovo impianto curricolare della scuola dell'infanzia e delle scuole del primo ciclo. Accertata la coerenza di tale proposta con le linee portanti delle Indicazioni per il curricolo, si ritiene di poter accogliere il documento della Conferenza episcopale italiana e quindi avviare la prima attuazione dei relativi contenuti al fine di consentire anche all'insegnamento della religione cattolica di inserirsi adeguatamente nei Piani dell'offerta formativa che le scuole stanno attualmente redigendo per il prossimo anno scolastico. Pertanto si allega alla presente circolare il documento di lavoro contenente lo Strumento base (Allegato 1), la relativa Legenda (Allegato 2) e il relativo Protocollo (Allegato 3), affinché tutte le scuole possano prenderne visione e tenerne conto nella propria programmazione educativa e didattica e nella redazione dei Piani dell'offerta formativa. “””””””


Una prima analisi,anche solo a partire dall’Indice, del testo delle Nuove Indicazioni, segnala alcune specifiche novità:
• per la prima volta nella storia della scuola italiana,vengono trattate insieme,unitariamente, le ipotesi/proposte pedagogico -programmatiche dell’arco d’età 3/14 anni,includendovi anche l’età scolastica 3/5 anni che, ancorché non compresa di diritto nell’ordinamento scolastico,si vede confermare di diritto, una cittadinanza formativa di fatto;
• tale approccio unitario risulta corroborato dalla correlazione,concettualmente e pedagogicamente fondata, tra campi d’esperienza , aree disciplinari e discipline.

CULTURA SCUOLA PERSONA
• LA SCUOLA NEL NUOVO SCENARIO
• CENTRALITÀ DELLA PERSONA
• PER UNA NUOVA CITTADINANZA
• PER UN NUOVO UMANESIMO
• L’ORGANIZZAZIONE DEL CURRICOLO
LA SCUOLA DELL’INFANZIA
I BAMBINI, LE FAMIGLIE, L'AMBIENTE DI APPRENDIMENTO
I CAMPI DI ESPERIENZA
• Il sé e l’altro
• Il corpo e il movimento
• Linguaggi, creatività, espressione
• I discorsi e le parole
• La conoscenza del mondo
LA SCUOLA DEL PRIMO CICLO
• IL SENSO DELL’ESPERIENZA
• L’ALFABETIZZAZIONE CULTURALE DI BASE
• LA CITTADINANZA
• L’AMBIENTE DI APPRENDIMENTO
DISCIPLINE E AREE DISCIPLINARI
AREA LINGUISTICO-ARTISTICO-ESPRESSIVA
• Italiano Lingue comunitarie
• Musica
• Arte e immagine
• Corpo movimento sport

AREA STORICO-GEOGRAFICA
• Storia
• Geografia


• AREA MATEMATICO-SCIENTIFICO-TECNOLOGICA 91
• Matematica Scienze naturali e sperimentali
• Tecnologia

Segue in sequenza il DM 139, 22 agosto 2007 che,non solo riprende l’obbligo scolastico a 16 anni come biennio unitario ,propedeutico alle successive scelte formative e/o lavorative, ma propone, in allegato, un Documento tecnico, di nuovo in significativa correlazione con le ipotesi/proposte pedagogico -programmatiche della scolarità precedente.

Gli ASSI CULTURALI

asse dei linguaggi
prevede come primo obiettivo la padronanza della lingua italiana, come capacità di gestire la comunicazione orale, di leggere, comprendere e interpretare testi di vario tipo e di produrre lavori scritti con molteplici finalità. Riguarda inoltre la conoscenza di almeno una lingua straniera; la capacità di fruire del patrimonio artistico e letterario; l’utilizzo delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione

asse matematico
riguarda la capacità di utilizzare le tecniche e le procedure del calcolo aritmetico ed algebrico, di confrontare e analizzare figure geometriche, di individuare e risolvere problemi e di analizzare dati e interpretarli, sviluppando deduzioni e ragionamenti.

asse scientifico-tecnologico

riguarda metodi, concetti e atteggiamenti indispensabili per porsi domande, osservare e comprendere il mondo naturale e quello delle attività umane e contribuire al loro sviluppo nel rispetto dell’ambiente e della persona. In questo campo assumono particolare rilievo l’apprendimento incentrato sull’esperienza e l’attività di laboratorio.

asse storico-sociale
riguarda la capacità di percepire gli eventi storici a livello locale, nazionale, europeo e mondiale, cogliendone le connessioni con i fenomeni sociali ed economici; l’esercizio della partecipazione responsabile alla vita sociale nel rispetto dei valori dell’inclusione e dell’integrazione

Dando per conosciuti e praticati i due testi nella pratica quotidiana delle scuole,anche in assenza di un convincente e capillare piano di formazione del personale docente,sembra utile qui evidenziare gli interventi di integrazione della CEI,riproducendole con diverso carattere,in sequenza al testo originario.

Dal testo,per il segmento di scuola dell’infanzia :
“”””” CAMPI di ESPERIENZA
Gli insegnanti accolgono, valorizzano ed estendono le curiosità, le esplorazioni, le proposte dei bambini e creano occasioni e progetti di apprendimento per favorire l’organizzazione di ciò che i bambini vanno scoprendo. L’esperienza diretta, il gioco, il procedere per tentativi ed errori permettono al bambino,opportunamente guidato, di approfondire e sistematizzare gli apprendimenti e di avviare processi di simbolizzazione e formalizzazione. Pur nell’approccio globale che caratterizza la scuola dell’infanzia, gli insegnanti individuano, dietro ai vari campi di esperienza, il delinearsi dei saperi disciplinari e dei loro alfabeti. In particolare nella scuola dell’infanzia i traguardi per lo sviluppo della competenza suggeriscono all’insegnante orientamenti, attenzioni e responsabilità nel creare occasioni e possibilità di esperienze volte a favorire lo sviluppo della competenza, che a questa età va inteso in modo globale e unitario.””””
Si integra con:
Le attività in ordine all’insegnamento della religione cattolica, per coloro che se ne avvalgono, offrono occasioni per lo sviluppo integrale della personalità dei bambini valorizzano la dimensione religiosa, promuovono la riflessione sul loro patrimonio di esperienze e contribuiscono a rispondere al bisogno di significato di cui anch’essi sono portatori. Per favorire la loro maturazione personale, nella sua globalità, i traguardi relativi all’Irc sono distribuiti nei vari campi di esperienza.

E infatti a
Il sé e l’altro
Le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme
si aggiunge:
Scopre nel Vangelo la persona e l’insegnamento di Gesù, da cui apprende che Dio è Padre di ogni persona e che la Chiesa è la comunità di uomini e persona e che la Chiesa è la comunità di uomini e donne unita nel suo nome, per iniziare a maturare un positivo senso di sé e sperimentare relazioni serene con gli altri, anche appartenenti a differenti tradizioni culturali e religiose
a
Il corpo in movimento
Identità, autonomia, salute
si aggiunge
Esprime con il corpo la propria esperienza religiosa per cominciare a manifestare adeguatamente con i gesti la propria interiorità, emozioni ed immaginazione.
a
Linguaggi, creatività, espressione
Gestualità, arte, musica, multimedialità
si aggiunge
Riconosce alcuni linguaggi simbolici e figurativi tipici della vita dei cristiani (feste, preghiere, canti, spazi, arte), per esprimere con creatività il proprio
vissuto religioso.
a
I discorsi e le parole
Comunicazione, lingua, cultura

si aggiunge
Impara alcuni termini del linguaggio cristiano, ascoltando semplici racconti biblici, ne sa narrare i contenuti riutilizzando i linguaggi appresi, per sviluppare una comunicazione significativa anche in ambito religioso
a
La conoscenza del mondo
Ordine, misura, spazio, tempo, natura
si aggiunge
Osserva con meraviglia ed esplora con curiosità il mondo, riconosciuto dai cristiani e da tanti uomini religiosi come dono di Dio Creatore, per sviluppare sentimenti di responsabilità nei confronti della realtà, abitandola con fiducia e speranza.

E tutto questo nella fascia d’età 3/5 anni.

Proseguiamo l’analisi,testi a fronte.

SCUOLA DEL PRIMO CICLO
“”””Il primo ciclo d’istruzione comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, già elementare e media. Esso ricopre un arco di tempo fondamentale per l’apprendimento e per la costruzione dell’identità degli alunni, nel quale si pongono le basi e si sviluppano le competenze indispensabili per continuare ad apprendere a scuola e lungo l’intero arco della vita. La finalità del primo ciclo è la promozione del pieno sviluppo della persona. Per realizzarla la scuola concorre con altre istituzioni alla rimozione di
ogni ostacolo alla frequenza; cura l’accesso facilitato per gli alunni con disabilità,previene l’evasione dell’obbligo scolastico e contrasta la dispersione; persegue con ogni mezzo il miglioramento della qualità del sistema di istruzione.
In questa prospettiva la scuola accompagna gli alunni nell’elaborare il senso della propria esperienza, promuove la pratica consapevole della cittadinanza attiva e l’acquisizione degli alfabeti di base della cultura””””
a
IL SENSO DELL’ESPERIENZA
si aggiunge

Riflettono e si interrogano sul senso della loro esperienza per elaborare ed esprimere un progetto di vita, che si integri nel mondo reale in modo dinamico, armonico ed evolutivo

mentre si lasciano inalterate le altre voci della premessa unitaria
L’ALFABETIZZAZIONE CULTURALE DI BASE
LA CITTADINANZA
L’AMBIENTE DI APPRENDIMENTO

Ma nella sequenza delle discipline e delle aree disciplinari , nell’AREA LINGUISTICO-ARTISTICO-ESPRESSIVA,che comprende
Italiano
Lingue Comunitarie
prima e seconda lingua straniera
Musica
Arte e immagine
Corpo movimento sport
dopo arte e immagine
si aggiunge
Religione cattolica
Il confronto esplicito con la dimensione religiosa dell’esperienza umana svolge un ruolo insostituibile per la piena formazione della persona. Esso permette, infatti, l’acquisizione e l’uso appropriato di strumenti culturali che, portando al massimo sviluppo il processo di simbolizzazione che la scuola stimola e promuove in tutte le discipline, consente la comunicazione anche su realtà altrimenti indicibili e inconoscibili.
Il confronto, poi, con la forma storica della religione cattolica svolge un ruolo fondamentale e costruttivo per la convivenza civile, in quanto permette di cogliere importanti aspetti dell’identità culturale di appartenenza e aiuta le relazioni e i rapporti tra persone di culture e religioni differenti.
La religione cattolica è parte costitutiva del patrimonio culturale, storico ed umano della società italiana; per questo, secondo le indicazioni dell’Accordo di revisione del Concordato, la Scuola Italiana si avvale della collaborazione della Chiesa cattolica per far conoscere i principi del cattolicesimo a tutti gli studenti che vogliano avvalersi di questa opportunità. L’insegnamento della religione cattolica (Irc) a scuola, mentre offre una prima conoscenza dei dati storico-positivi della Rivelazione cristiana, favorisce e accompagna lo sviluppo
intellettuale e di tutti gli altri aspetti della persona, mediante l’approfondimento critico delle questioni di fondo poste dalla religione stessa. Per tale motivo, come espressione della laicità dello stato,l’Irc è offerto a tutti in quanto opportunità preziosa per la conoscenza del cristianesimo,come radice di tanta parte della cultura italiana ed europea. Stanti le disposizioni concordatarie, nel rispetto della libertà di coscienza, è data agli studenti la possibilità di avvalersi o meno dell’Irc. La proposta educativa dell’Irc consistente nella risposta cristiano-cattolica ai grandi interrogativi posti dalla condizione umana (ricerca identitaria, vita di relazione,complessità del reale, scelte di valore, origine e fine della vita, radicali domandedi senso …), sarà offerta nel rispetto del processo di crescita della persona e con modalità diversificate a seconda della specifica fascia d’età, approfondendo le implicazioni antropologiche, sociali e valoriali, e promuovendo un confronto mediante il quale la persona, esercitando la propria libertà, riflette e si orienta per la scelta di un responsabile progetto di vita. Emerge così un ulteriore contributo dell’Irc alla formazione di persone capaci di dialogo e di rispetto delle differenze, di comportamenti di reciproca comprensione, in un contesto di pluralismo culturale e religioso.
In tal senso l’Irc – al di là di una sua collocazione più propria nell’area linguistico -artistico- espressiva – si offre anche come preziosa opportunità per l’elaborazione di attività interdisciplinari, per proporre percorsi di sintesi che, da una peculiare angolatura, aiutino gli allievi a costruire mappe culturali in grado di ricomporre nella loro mente una comprensione sapienziale e unitaria della realtà.
I traguardi per lo sviluppo delle competenze sono formulati in modo da esprimere la tensione verso tale prospettiva e collocare le differenti conoscenze e abilità in un orizzonte di senso che ne espliciti per ciascun alunno la portata esistenziale.
Gli obiettivi di apprendimento per ogni fascia d’età sono articolati in quattro ambiti tematici:
- Dio e l’uomo, con i principali riferimenti storici e dottrinali del cristianesimo;
- la Bibbia e le fonti, per offrire una base documentale alla conoscenza;
- il linguaggio religioso, nelle sue declinazioni verbali e non verbali;
- i valori etici e religiosi, per illustrare il legame che unisce gli elementi squisitamente religiosi con la crescita del senso morale e lo sviluppo di una convivenza civile e responsabile.

e a
Corpo movimento sport
si aggiunge
A partire dal confronto interculturale e interreligioso, l'alunno si interroga sulla propria identità e sugli orizzonti di senso verso cui può aprirsi, affrontando anche le essenziali domande religiose e misurandosi con i codici simbolici con cui esse hanno trovato e trovano espressione. In tale contesto si collocano gli strumenti per cogliere, interpretare e gustare le espressioni culturali e artistiche offerte dalle diverse tradizioni religiose e l'insegnamento della religione cattolica, impartito secondo gli accordi concordatari e le successive intese.

Nessun’altra integrazione a

AREA STORICO-GEOGRAFICA
Storia ,Geografia

e a
AREA MATEMATICO-SCIENTIFICO-TECNOLOGICA
Matematica, Scienze naturali e sperimentali,Tecnologia

Alla Ricerca Azione del biennio “sperimentale (2007/2009) delle Nuove Indicazioni si affida poi la “prova su campo” delle integrazioni proposte dalla CEI e valutate coerenti dal MIUR,come sopra documentato. Ma le integrazioni più sconcertanti si ritrovano nella declaratoria degli Obiettivi di Apprendimento (OA) e nei Traguardi per lo Sviluppo delle Competenze (TSC) il cui obiettivo è:La finalità di tutta l’operazione è quella di giungere a definire nuovi OA e TSC per l’Irc nelle scuole dell’infanzia e nel primo ciclo d’istruzione in tempo utile per vederne inserito il testo nella versione definitiva delle Indicazioni, di cui si prevede l’entrata in vigore nell’anno scolastico 2009-10.,per il quale la CEI ha attivato anche un piano pluriennale di formazione per i docenti di religione cattolica e un monitoraggio sistematico .
Sembra evidente che una tale azione dovrebbe/dovrà vedere coinvolti tutti i docenti…….
Per non appesantire il contributo che ha già analizzato punto per punto i documenti generali a confronto,non si procede all’analisi degli OA e dei TSC,che in ogni caso confermano e corroborano la valutazione che qui si intende proporre. Oltre l’obiettivo funzionale e temporale sopra dichiarato è molto più rilevante e incidente l’obiettivo esplicito, sistematicamente praticato,e dichiarato coerente (!)dal MIUR con l’obiettivo istituzionale della scuola pubblica.
Tale obiettivo viene praticato tramite l’uso della stessa struttura semantica e concettuale del testo originario,ma soprattutto dalla scelta di distribuire le attività dell’IRC nei vari campi d’esperienza prima, e di istituire una specifica “disciplina” ,la religione cattolica,nei successivi segmenti scolastici. A costo anche di effettuare scelte paradossali,come la collocazione dell’Irc in Il corpo in movimento (nei campi d’esperienza) e in Corpo movimento sport (nelle aree disciplinari),cui si affida il “confronto interculturale e interreligioso” !
Si vuole evitare tuttavia che la collocazione della “disciplina Irc “ in quest’area sia riduttiva delle sue “potenzialità” pedagogiche e pertanto si segnala l’utilità di attivare percorsi interdisciplinari di carattere storico- culturale e ,perché no, anche del confronto interculturale e interreligioso,in cui si chiarisca e si consolidi l’identità culturale di appartenenza, tramite la quale affrontare le relazioni e i rapporti tra persone di culture e religioni differenti.


Incognita,al momento la successiva declinazione negli Assi Culturali del biennio unitario e nel triennio della scuola secondaria di 2° grado,quando agiranno anche le scelte autonome degli studenti.
Oggettivamente siamo in presenza di una sistematica operazione pervasiva e trasversale dell’Irc su tutto l’impianto pedagogico –culturale e programmatico della scuola pubblica che,paradossalmente, nelle intenzioni dichiarate, proprio per questo sarebbe il tratto di laicità della scuola italiana.
Al contrario, questa operazione accende oggettivamente un dèjà vu della scuola italiana : intenzioni e pratiche dei Programmi Ermini della scuola elementare (1955) in cui la religione cattolica del Concordato precedente (1929) figurava come “fondamento e coronamento dell’educazione”


Rosanna Facchini

14 aprile 2010

sabato 20 febbraio 2010

Riforma della scuola. Osservatorio sull'iniziativa del Governo e del Parlamento.

A cura di Rosanna Facchini ed Anna Armone

venerdì 19 febbraio 2010

Diritti e condizioni reali di laicità nelle scuole italiane.

Una rassegna della normativa.


Nella “babele” contemporanea di ogni discorso pubblico sulla scuola,ci sono alcuni temi che presentano una caratteristica carsica:la legittimità, e l’opportunità, dell’esposizione pubblica dei simboli religiosi, la celebrazione delle ricorrenze religiose,che, in Italia , si legano oggettivamente all’insegnamento della religione cattolica,ma che lasciano in ombra due temi ben più rilevanti sul piano pedagogico:
• il tempo,così come esplicitato dal calendario,che scandisce anche il calendario scolastico;in ogni luogo del mondo il calendario è modellato su un tempo connotato religiosamente,che proprio nella scuola meriterebbe una specifica indagine storiografica e geografica per la sua evidente rilevanza pedagogica;
• la laicità’ del vivere insieme, come definito dalla Costituzione,che va coniugato con molta attenzione anche, e soprattutto, nel luogo istituzionale e costituzionale della formazione delle giovani generazioni: la scuola .
E allora sembra utile proporre un’analisi più specifica del tema “insegnamento della religione” nella scuola pubblica in Italia ,dal momento che la scuola non può certo esonerarsi dalla responsabilità di “governare” sul piano educativo, conoscitivo e relazionale anche questa esperienza individuale e collettiva.
A volte, chi lavora nella scuola sembra disinteressato al contesto normativo in cui si colloca il proprio lavoro professionale,ma,senza pretesa di delineare una “pedagogia giuridica”,vale la pena di indagare con sguardo lungo il contesto istituzionale e costituzionale del tema << scuola e laicità >> che, già alla nascita della Repubblica Italiana, evidenzia un quadro molto più articolato di quanto non emerga nella consapevolezza collettiva,stando al dibattito pubblico che si propone con andamento carsico ,appunto.

Costituzione della Repubblica Italiana 1948/2001
art.7. Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti. Le modificazioni dei Patti accettati dalle due parti, non richiedono procedimenti di revisione costituzionale.
art. 8 Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri Statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di Intese, con le relative rappresentanze.

L.25 marzo 1985, n.121 Ratifica dell’Intesa tra Repubblica Italiana e Santa Sede del 18 febbraio 1984
Art.9.2 La Repubblica Italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della Scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado.

D.P.R. 16 dicembre 1985, n.751
Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa
dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di
detto insegnamento. All’atto di iscrizione gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto su richiesta dell’autorità scolastica senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione.

L. 11 luglio 1984, n.449 Intesa tra lo Stato italiano e le Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese
art.9
1. La Repubblica Italiana prende atto che la Tavola Valdese, nella convinzione che l’educazione e la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù sono di specifica competenza delle famiglie e delle Chiese, non richiede di svolgere, nelle scuole gestite dallo Stato o da altri Enti Pubblici,per quanti fanno parte delle Chiese da essi rappresentate, l’insegnamento di Catechesi o di dottrina religiosa o pratiche di culto.
2. La Repubblica Italiana, nell’assicurare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche materne, elementari, medie e secondarie superiori, riconosce agli alunni di dette scuole, al fine di garantire la libertà di coscienza di tutti, il diritto di non avvalersi delle pratiche e dell’insegnamento religioso per loro dichiarazione, se sono maggiorenni, o altrimenti per dichiarazione di uno dei due genitori o tutori.
Per dare reale efficacia all’attuazione di tale diritto, l’ordinamento provvede a che l’insegnamento ed ogni eventuale pratica religiosa,

3. nelle classi in cui sono presenti alunni che hanno dichiarato di non avvalersene, non abbiano luogo in occasione dell’insegnamento di altre materie, né secondo orari che abbiano per detti alunni effetti comunque discriminanti.
art.10 La Repubblica Italiana, allo scopo di garantire che la scuola pubblica sia centro di promozione culturale, sociale e civile aperto all’apporto di tutte le componenti della società, assicura alle Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese il diritto di rispondere alle eventuali richieste provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie o dagli organi scolastici in ordine allo studio del fatto religioso e delle sue implicazioni.
Le modalità sono concordate con gli organi previsti dall’ordinamento scolastico.
Gli oneri finanziari sono a carico degli organi scolastici competenti.

Con la sottolineatura che non siano previste forme di insegnamento religioso diffuso nello svolgimento di altre discipline, le ulteriori intese siglate tra lo Stato Italiano e le altre confessioni religiose, presenti sul nostro territorio, ricalcano sostanzialmente questo modello. Sembra pertanto sufficiente, per completezza del quadro normativo, elencarle senza produrre altre citazioni testuali.

L.22 novembre 1988, n.516
Intesa con l’Unione Italiana delle Chiese Cristiane
Avventiste del Settimo Giorno
L.22 novembre 1988, n.517
Intesa con le Assemblee di Dio in Italia
L.8 marzo 1989, n.101
Intesa con l’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia
L.12 aprile 1995, n.116
Intesa con la Chiesa Evangelica Battista

Come si vede ,dalla revisione del Concordato del 1984,nell’arco dei successivi undici anni, si porta a compimento anche il dettato costituzionale dell’art.8,che riporta l’attenzione alla storica multi religiosità dell’Italia, di cui padri/madri costituenti non solo avevano conoscenza e consapevolezza,ma che intendevano tutelare secondo il principio di uguaglianza dell’art.3,la cui promozione è affidata alla Repubblica.
Ed è da questo impegno costituente che la scuola riceve,in primis, il proprio compito istituzionale,e che la specifica legislazione scolastica dovrà consolidare e valorizzare,anche tramite le proposte pedagogico -culturali .
Sembra pertanto legittimata l’operazione di analisi/confronto tra la produzione legislativa che si è fin qui proposta e la produzione di legislazione scolastica che, in parallelo, si è svolta.

La scuola promuove nella:

• Scuola dell’infanzia (1991)
……..un corretto atteggiamento nei confronti della religiosità , delle religioni e delle scelte dei non credenti che è innanzitutto essenziale come motivo di reciprocità, fratellanza , impegno costruttivo, spirito di pace e sentimento dell’unità del genere umano in un’epoca di crescenti spinte all’interazione multiculturale e multiconfessionale.

• Scuola elementare (1985)
…..la conoscenza degli elementi essenziali per la graduale riflessione sulla realtà religiosa nella sua espressione storica, culturale, sociale: la conoscenza e il rispetto delle posizioni che le persone adottano in ordine alla realtà religiosa.

• Scuola Secondaria di 1° grado (S.media) (1979)
…..la capacità di esprimere la propria realtà interiore anche in dialogo con differenti credenze e culture…….
…..l’insegnamento della religione si svolge anche come confronto aperto e dialogo con altre forme e tradizioni religiose.

Come risulta evidente, pur nella diversa temporalità politico- culturale in cui i tre testi sono stati redatti, l’approccio e la proposta programmatica dei tre segmenti strategici della scuola di base evidenzia una significativa continuità concettuale a valenza pedagogico – didattica rilevante ,in ordine alle istanze interculturali e multiculturali, cui va orientata anche la conoscenza dei fatti e dei fenomeni religiosi.
Gli interventi recenti,e tuttora in corso ,sembrano ignorare il tema ,salvo recuperarlo con la modalità “carsica” del dibattito politico istituzionale complessivo.
In dettaglio,dopo la Riforma dei cicli(L.30/23201) dal 2003 ad oggi si fa i conti con una legge delega che inaugura una estemporanea pedagogia degli Allegati

Legge 28 marzo 2003, n.53
D. L.vo 19 febbraio 2004 + C.M n. 29 del 05.03.2004, comprensivi degli
ALLEGATI A, B, C, D


che ,solo per la Scuola dell’Infanzia e per la Scuola Primaria, viene integrata da una Nuova Intesa tra MIUR e CEI del 23 ottobre 2003, ratificata dal Consiglio dei Ministri del 25 marzo 2004, acquisita con D.P.R. 30 marzo 2004, in cui con la nuova e farraginosa nomenclatura pedagogico- metodologico -didattica (OSA, PECuP, UdA, Ologramma, Portfolio, LARSA, Tutor) si indicano gli OSA propri dell’insegnamento della religione cattolica, nell’ambito delle Indicazioni Nazionali dei Piani di Studio Personalizzati, di cui ai relativi Allegati.
Anche per questo insegnamento siamo in regime di applicazione transitoria, ancorché obbligatoria, per le classi del 1° ciclo di Istruzione, secondo la nuova articolazione ordinamentale (( 3))+ 2+2+ 2+ 1),che include, di fatto,anche i tre anni di scuola dell’infanzia.
La breve “stagione del cacciavite” nel 2006,con il ritorno del M.Pubblica I . (L. n. 233 del 17.7.2006),di cui si riconosce la generosità dell’intento,purtroppo correlata all’inefficacia di fatto ,sul piano specifico dell’insegnamento della religione produce la C.M. n. 45 Prot. AOO DGOS n. 4198 del 22 aprile 2008,che recita testualmente :

Oggetto: Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione relativamente all'insegnamento della religione cattolica.

Nel corrente anno scolastico 2007-08 è stata avviata la prima attuazione delle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione, allegate al DM 31-7-2007. Tali Indicazioni sono state oggetto di una prima graduale attuazione nei primi mesi del corrente anno scolastico, secondo le istruzioni fornite dalla Direttiva n. 68 del 3-8-2007, mentre con la nota ministeriale del 31-1-2008 è stata avviata una fase di confronto che dovrebbe condurre le scuole, nella seconda metà del corrente anno scolastico, a sintonizzare i Piani dell'offerta formativa del prossimo anno scolastico con dette Indicazioni.
Come era esplicitato nel testo delle stesse Indicazioni per il curricolo, «l'insegnamento della Religione Cattolica è disciplinato dagli accordi concordatari in vigore. I traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento saranno definiti d'intesa con l'autorità ecclesiastica, come da disposizione concordataria». In attuazione di tale intento, la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha proposto a questo Ministero uno specifico progetto di revisione delle indicazioni didattiche già in vigore per l'insegnamento della religione cattolica al fine di armonizzare la collocazione di questa disciplina nel nuovo impianto curricolare della scuola dell'infanzia e delle scuole del primo ciclo.
Accertata la coerenza di tale proposta con le linee portanti delle Indicazioni per il curricolo, si ritiene di poter accogliere il documento della Conferenza episcopale italiana e quindi avviare la prima attuazione dei relativi contenuti al fine di consentire anche all'insegnamento della religione cattolica di inserirsi adeguatamente nei Piani dell'offerta formativa che le scuole stanno attualmente redigendo per il prossimo anno scolastico. Pertanto si allega alla presente circolare il documento di lavoro contenente lo Strumento base (Allegato 1) , la relativa Legenda (Allegato 2) e il relativo Protocollo (Allegato 3), affinché tutte le scuole possano prenderne visione e tenerne conto nella propria programmazione educativa e didattica e nella redazione dei Piani dell'offerta formativa.
L’azione che così prende il via si allinea a quella già in corso per il resto del curricolo delle scuole dell'infanzia e del primo ciclo, per svolgersi nel corso del prossimo anno scolastico 2008-09, al fine di giungere ad un testo condiviso delle Indicazioni che possa essere sottoposto alle valutazioni conclusive del Presidente della Conferenza episcopale italiana e del Ministro pro tempore in vista di una formale adozione in tutte le scuole a partire dall'anno scolastico 2009-10, nel rispetto delle procedure previste in materia dal vigente regime concordatario e in particolare dal DPR 751/85.
Il Ministro F.to Fioroni


L’Allegato 1, come peraltro la CM esplicita,è una vera e propria integrazione/revisione del Documento “Nuove Indicazioni” e si ritiene utile un esame dettagliato e articolato nel merito.
L’insieme delle argomentazioni/valutazioni del presente intervento, infatti, è stato proposto nel contesto istituzionale e costituzionale che ne legittima anche il titolo -scuola e laicità- ,ma che non intende sfuggire al contesto politico-culturale con cui , professionalmente e istituzionalmente,non solo gli insegnanti,ma anche ciascun/a cittadino/a si deve confrontare, senza tentazioni antagoniste , ma senza mai dimenticare che l’Italia è stata SEMPRE, fin dalla sua nascita come nazione,come riconosciuto e legittimato dalla Costituzione ,
una comunità multi - linguistica, multi - culturale , multi –religiosa,
di cui l’EUROPA,nostra nuova contemporanea comunità, potrebbe/dovrebbe giovarsi.

Quanto alla scuola italiana,se si vorrà/potrà interrompere la spirale perversa di riforme “delegate” e le si darà un tempo di innovazioni compatibile con i tempi lunghi di vita e di crescita dei bambini e dei ragazzi, vecchi e nuovi cittadini del mondo contemporaneo,saprà onorare come sempre il proprio compito istituzionale e costituzionale.

Rosanna Facchini

giovedì 18 febbraio 2010

Trenta e non più trenta.

Il Ministro Gelmini ha indicato il 30 per cento come tetto massimo di alunni stranieri nelle classi italiane.
Gia’ nelle scuole maggiormente investite dal problema, ad esempio a Bologna, dove si è al 12 come media generale con punte elevate nella scuola di base e nei professionali, la dirigenza scolastica degli Istituti e gli stessi organi ministeriali, in collaborazione con gli enti Locali, avevano realizzato “regolamenti” per l’accesso e accordi importanti per rendere più vera l’integrazione e coinvolte più omogeneamente tutte le classi di un territorio.
Noi siamo d’accordo con loro: programmazione sì, tetti no.
Perché?

Perchè la Gelmini non vuole una media da raggiungere con interventi programmatori, il famoso “buon senso” di cui hanno parlato molti commentatori, sbagliandosi.
Si tratta di un obbligo imposto a tutte le scuole, di ogni ordine e grado e di ogni indirizzo, senza alcun coinvolgimento, nelle scelte , delle Regioni, degli Enti Locali, delle componenti della comunità scolastica.

Le eventuali deroghe saranno decise dal Ministero stesso, attraverso i dirigenti regionali.
Alla faccia del federalismo. “Alla faccia del bicarbonato di sodio!” avrebbe esclamato Totò.
Ed alla faccia del Titolo V della Costituzione che assegna la competenza alle Regioni, in “legislazione concorrente” con lo Stato e sancita l’autonomia delle Scuole.

Le parti politiche più vicine al Ministro, e a lei più care, come la Lega hanno immediatamente colto il senso di questa decisione.
Il punto del messaggio simbolico di Gelmini è questo: Al motto che recitava: “Non uno di meno”, intendendo che nessuno doveva essere lasciato in solitudine senza opportunità, si sostituisce il dettato leghista: ”Non uno in più”.

Se qualcuno a tavola non ci starà, che se ne vada, altro che aggiungere un posto!
Non è solo una questione, pure gravissima, di simboli, non c’è solo la responsabilità di contribuire a far considerare gli stranieri il primo e principale pericolo per la qualità della vita degli italiani, fin nelle aule, oggi, nei giorni di Rosarno.
Anche esaminando la questione concretamente si evidenzia il rischio di un forte abbandono della frequenza scolastica da parte di figli di famiglie straniere. Chi sarà in grado, per condizioni di lavoro, di istruzione, di orari, di seguire i propri figli nella ricerca di una scuola, non la più vicina ma la disponibile? E per i ragazzi più grandi la tentazione di lasciar perdere tutto sarà molto forte. E’ evidente che cio’ provocherà l’aumento del disagio sociale nelle generazioni più giovani, quelle dei figli di immigrati.

In quelli che sono giovani adesso, che parlano l’italiano sufficientemente bene, non sono nati in Italia, che si fanno amici fuori dal loro gruppo etnico solo a scuola.
Se molti insegnanti e dirigenti scolastici mettono in risalto la bruttissima pratica del trasporto speciale a destra e a manca dei piccoli “perdenti posto”, altrettanto grave, forse persino di più, sarebbe smembrare per razza classi già esistenti, costringendo gli alunni over 30 ad andarsene. Come si sceglierà poi chi rimane e chi va non è ancora dato saperlo.

L’ Italia ha già conosciuto alunni scomparsi dalle classi a motivo della loro razza.
Dopo le leggi del '38 toccò agli ebrei.

Cosa si deve fare, adesso?
Innanzitutto non lasciarsi prendere da polemiche su falsi terreni.
Così come non è vero che la Gelmini vuole l’integrazione così non è affatto vero che i democratici ed i progressisti vogliano classi affollate di problemi e di diversità.
Bisogna difendere ed estendere le buone pratiche già in essere e chiedere fondi adeguati per sostenerle.
Subito.
Qui gli Enti Locali, i loro Assessori ed anche i loro Consigli possono avere un ruolo importante, non tanto di supplenza quanto di immediato monitoraggio, insieme agli istituti scolastici ed alla loro associazione, delle criticità, in collaborazione con gli Uffici provinciali del Ministero ma anche con una propria capacità di proposta, basata sulla conoscenza dei dati demografici, dell’assistenza sociale, delle previsioni urbanistiche .

Guai a dividersi, per ruolo e sensibilità, fra chi deve comunque affrontare la “partita” così com’è e chi denuncia l’ideologia sottostante.
I dirigenti scolastici più avvertiti sanno che la partita della scuola è ancora aperta, e la loro professionalità può dare, proprio nei confini delle responsabilità che deve adempiere, un grande contributo, non fermandosi alla burocrazia, mettendo all’opera idee e relazioni umane.
E gli amministratori politici della nostra realtà sanno bene che non basterà la denuncia, che bisogna operare, e a lungo, per tessere una trama di cose da fare che aiutino le scuole e sostengano tutti i loro alunni, per evitare razzismo e guerre fra le famiglie.

Il Dirigente regionale dell’Emilia-Romagna ha dichiarato che non deciderà da solo.
Bene, occorre allora presentargli al più presto il quadro reale della situazione e chiedere di decidere assieme.

E’ chiaro che servono idee ma anche soldi.
Qui il piatto già piange, e i Comuni stanno investendo sempre di più, altro che :“i pulmini li mettete voi”, come intima Maria Stella.

Le scuole e gli Enti Locali bolognesi avevano lanciato , mesi orsono, una propria “vertenza” per richiedere docenti in numero sufficiente e le risorse finanziare occorrenti.
Mentre sui giornali tiene banco la Gelmini con le sue “circolari razziali” vengono sanciti nuovi tagli ai fondi delle nostre scuole, persino per le pulizie mentre il 60per cento degli Istituti non ha ancora recuperato i crediti per il funzionamento ordinario.
Ma qui chi decide è Tremonti con la sua “pedagogia contabile”, come la definisce Rosanna Facchini, dimenticavamo. Mica la Gelmini!

Davide Ferrari